fbpx
Riccardo Di Vito - Maestro di Wing Chun e Coach

Saper dire ‘NO’

Saper dire ‘NO’

By Riccardo Di Vito

Saper dire ‘no’ aiuta evidentemente ad affermarsi. Se ci fate caso, sin da ragazzi ci hanno abituato ad accettare lavori assurdi, pur di non dire ‘no’ a qualcuno. Mi sono personalmente messo in diversi guai (non ve ne parlo qui) per non ferire l’altra persona, pur non essendo realmente convinto del da farsi.

Dire di no significa saper rinunciare ad un lavoro ben retribuito, ma che priva della libertà o che non ci rende felici. La negazione coadiuva il processo di realizzazione del cambiamento della propria vita. Significa mettersi in ascolto delle emozioni più profonde e iniziare ad agire con consapevolezza, scegliendo solo quello che riguarda i bisogni reali.

Le persone ci riconoscono per quel che siamo nel momento in cui iniziamo a dire questo no. Se non si è d’accordo è indispensabile dirlo, perché mettiamo in luce la nostra personalità, facendo capire all’altro che vogliamo essere considerati e rispettati.

Tu fatichi a dire NO?

Quando dici no, sai già che stai facendo affiorare pensieri negativi nella mente di chi ascolta, rischiando di costruire un muro. Eppure non se ne può fare a meno. Dire sempre sì non farebbe altro che manifestare la necessità di voler essere accettati da tutti, compiacendoli.

Chi dice sempre sì tendenzialmente ha paura di non piacere all’altro. Questa ansia è legata alla paura del giudizio (“se gli dico no, cosa penserà di me?”). La paura del conflitto e delle relative conseguenze ti pone in un’ottica di immobilismo, di completa mancanza d’azione e di reazione, lasciandoti in balìa degli eventi.

Quando ho imparato ad affermare con fierezza il mio no ho capito che gli altri mi stavano riconoscendo per quello che sono proprio in quell’istante. Il no mette a disagio, può far emergere le emozioni della colpa, della vergogna o della paura, ma è una battaglia interna che va affrontata per poter essere se stessi.

Purtroppo la mente ha una reazione maggiore al negativo rispetto al positivo. Vi sarà capitato di notare che le informazioni negative producono maggior attenzione rispetto a quelle negative. Scientificamente si spiega con un’attività cerebrale più ampia e un’attività elettrica più rapida della corteccia, rispetto alla risposta positiva.

Se ci pensate, i ricordi negativi sono sempre più persistenti di quelli positivi, che vengono visti a lungo andare come attimi, mentre siamo soliti parlare di “periodi negativi”, perdendo la cognizione del tempo. Questo accade perché la mente si vuole tutelare affinché l’evento negativo non si ripeta in futuro. Possiamo dire che è una funzione di apprendimento.

E quando lo dicono a te?

Ho riflettuto tanto prima di scrivere, perché ho cercato di raccogliere più no in queste ultime settimane per sperimentare come mi sentissi. Il no lascia basiti alcune volte, ma la reazione è sovrastimata: non ci sono mai conseguenze catastrofiche.

Con il tempo e a mie spese ho imparato ad apprezzare l’importanza di dire no, perché ho deciso di difendere la mia individualità prima degli interessi degli altri. Ho scoperto che dicendo no ho rafforzato l’io. Per imparare a dirlo è molto importante essere rifiutati. Un’esperienza davvero drammatica, ma necessaria. Se hai paura che qualcuno ti dica no, fai in modo che più persone te lo dicano.

Dopo aver sperimentato il no, sia ricevuto sia detto, si passa poi alla seconda fase, quella di evitarlo. Ma come, direte, finora hai spiegato che è importante dire no e ora dici di evitarlo? Esatto: è un processo cognitivo, che serve proprio per imparare a rifiutare senza alzare il muro.

Facciamo un esempio concreto. Mi invitano a cena e a me non va di andare. Come posso rispondere in modo chiaro e semplice? Una delle cose più cordiali, ma forti può essere:

“Ti ringrazio, ma non posso”. Oppure si può dire un più morbido:

“Grazie, ma non riesco”.

Dopo aver imparato questo passaggio, è consigliabile dare una motivazione all’interlocutore, affinché comprenda la decisione e la rispetti. Per esempio potrebbe essere utile spiegare che si è “preso un altro impegno”. Oppure si può dire che “avevo promesso a mia moglie di passare la serata con lei”.

L’educazione non deve mai mancare. Può essere utilissimo il comune “No, grazie”, ma si può anche dire ad un probabile datore di lavoro che “preferisco rifiutare, nonostante sia una proposta allettante”.

VUOI PRATICARE CON ME? ---> Clicca qui!

VUOI LEGGERE IL MIO LIBRO? ---> Clicca qui!

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: