Praticare Wing Chun Per Perdere

18 Novembre 2020
Molti avranno pensato che il Maestro sia impazzito, ma credo che dovremmo davvero praticare Wing Chun per perdere. Hai letto bene! Sono più di venti anni che vivo l’ambiente ed ho notato che le ricerche della maggior parte delle persone sono sempre andate verso l’accumulazione di movimenti, forme, stili e discipline. In questo modo, invece di rincorrere il movimento più naturale, istintivo ed efficace, la gran parte ha iniziato questa collezione di sequenze anche scomode, pur di arricchire il bagaglio meramente tecnico, a discapito delle geometrie più umane, semplici, dinamiche.
I movimenti del corpo che potremmo definire come ‘naturali’ sono tutto fuorché abituali ai giorni nostri. Per certi versi, sono proprio scomodi. Lo sanno bene i miei allievi, quando siamo all’inizio dei nostri incontri e lavoriamo sull’allineamento posturale. Ogni singola azione dovrebbe rispettare dinamiche e geometrie ben precise, per essere funzionale e per avere un’efficacia tanto marziale quanto salutare. Gli stessi esercizi che eseguiamo nella nostra Scuola, se attentamente praticati, potrebbero aiutare molto la ricerca di questa naturalezza del gesto, ma potrebbero non essere egualmente sufficienti.
Quello che ricerchiamo è un cambio radicale dell’utilizzo di ogni singola parte del corpo, affinché ne sia massimizzata la funzionalità, indipendentemente dalle catene cinetiche. Il concetto chiave del “distacco” è tutto qui . Se volessimo paragonare l’arte marziale ad un computer, potremmo dire che gli schemi motori sarebbero l’hardware, ma sarebbero inutili se non ci fosse un vero e proprio sistema operativo (software) a far funzionare il tutto. Dipende proprio tutto da come reagiamo agli stimoli, alle sensazioni, ai movimenti esterni, indipendentemente dalla forma (hardware) che possiamo assumere.
È UN “GIOCO” A PERDERE
Ecco perché siamo molto attenti nell’insegnare il sistema e non solo l’aspetto stilistico di questo benedetto Black Flag Wing Chun. Non è con la correzione di un pezzo di una forma o con l’introduzione o l’eliminazione di una tecnica che puoi diventare più efficiente. In sostanza, non cambi il sistema operativo con la sostituzione o la rimozione o l’aggiunta di un hardware. Serve sempre e comunque un’intelligenza che muova il tutto, che per noi è l’Intenzione del movimento stesso. Gli esercizi che eseguiamo rischiano a volte di migliorare solo l’esterno, grazie a ripetizioni, automatismi e memoria muscolare.
Quello che dobbiamo ricercare, invece, è un processo di perdita dalle impostazioni inquinanti. È necessario togliere, sfoltire, eliminare tutto quello che c’è di esterno, per andare alla ricerca dell’interno, senza dover aggiungere altro. Inutile e dannosa sarebbe la pratica finalizzata solo all’estetica dell’esecuzione. Ciò che tende ad essere impressionante della nostra Scuola non è certo la presenza di una o più forme. Ciò che rende unico il lavoro è proprio questa costante ricerca dell’essenza del movimento, dell’intenzione che tutto governa, senza orpelli o banali ripetizioni muscolari.
Non è eseguendo ripetizioni lente e controllate di un movimento che andrai a comprenderne l’intenzione. Men che meno se ti creerai una visualizzazione, cioè un’immagine mentale che possa andare a modificarne la dinamica. Al massimo questi espedienti vanno a rafforzare automatismi vecchi o nuovi. Sono proprio contrario all’eccessiva professionalizzazione della metodologia, che porta alcuni insegnanti a sostenere questa tesi. Solo le persone esperte di anatomia, gestione posturale, fisiologia e compagnia bella potrebbero saper fare queste cose. No, assolutamente no. Si snaturerebbe l’arte marziale del Sud, che è molto pratica..
PERDERE PER TROVARE
Visto che i processi del movimento che sfruttano le immagini mentali vertono solo sulla cinestesia (cioè sulla sensazione provocata dal movimento e specificatamente dalla contrazione dei muscoli volontari), non sono pienamente affidabili. Se così non fosse, basterebbe solo immaginare i movimenti nella propria testa per risolvere qualsiasi situazione. Diciamocelo: ogni giorno eseguiamo tantissimi movimenti inutili, della maggior parte dei quali non siamo nemmeno a conoscenza. Ecco perché io dico che bisogna praticare Wing Chun per perdere. Perdere per trovare o “ritrovare”.
Questo tipo di pratica consiste nel riconoscere e sospendere questi “movimenti inutili”, le posture errate, per massimizzarne la funzione. Posso dirti che serve un lavoro conscio, che permetta di sentire ogni singolo spostamento interno. Parlo di un controllo millimetrico del movimento. Penso alla misura, intesa proprio nella sua natura, cioè come strumento di verifica di quanto possiamo essere “fuori” e non “dentro”. Nel camminare così come nell’eseguire le forme, nel combattere così come nella fase di lotta.
È necessario un controllo conscio e costruttivo che riguardi il movimento. Fare attenzione a ciò che che facciamo tutti i giorni. Non più alzarsi o sedersi totalmente a caso, ma ascoltare il corpo in ogni singola fase. Bisogna passare da una mera conoscenza formale ad una più profonda accettazione di sé, in un processo che porti ad escludere gli automatismi. Si parta dall’usare la mano sinistra per lavarsi i denti, se si è soliti farlo con la destra. Insomma, che si passi ad un metodo di controllo, che permetta di ascoltare ogni minimo movimento, essendo presenti e consapevoli.