Pencak Silat: Dalla Giungla Alla Strada

23 Agosto 2020
Sono davvero felice si aver potuto leggere tutto d’un fiato il primo libro del Maestro Antonio Di Salvo dedicato al Pencak Silat. Sto parlando di “Kombat Silat: dalla giungla alla strada“, autoprodotto. In 100 pagine si passa ad esaminare molteplici aspetti di questa arte marziale tradizionale che nasce in Indonesia. Si analizzano i principi di autodifesa secondo l’interpretazione del Maestro Di Salvo.

Dopo 40 anni di pratica, Di Salvo decide di condividere le sue ricerche in un testo ricco di immagini che raffigurano Maestri, tecniche e storie della vita indonesiana. Si notano subito la passione e l’enorme bagaglio di esperienze fatte in anni di studio e di sacrifici. Lo stesso Maestro che “le Arti Marziali sono altamente educative e formative per l’individuo, (…) mettono a nudo con le proprie emozioni più profonde, con le quali dobbiamo imparare a convivere“.
Con il termine Kombat Silat l’autore fa riferimento al “metodo innovativo di difesa personale del Guerriero Moderno. In un unico sistema le migliori tecniche di difesa personale da strada estrapolate sia dallo studio sugli animali che dalle Arti Marziali Indonesiane, Cinesi e Filippine: Silat Harimau, Ular, Buaya, Kuntao, Panantukan, Kerbau, Karambit, Kung Fu”.
DA DOVE VIENE IL PENCAK SILAT
Pencak Silat è il nome di una delle più famose Arti Marziali dell’arcipelago Indonesiano. “La fusione delle due parole fu introdotta nel 1948, quando la formazione dell’organizzazione di unità di pencak silat in Indonesia fu chiamata Associazione indonesiana di Pencak Silat (IPSI), a Surakarta”, spiega il Maestro. Oggi identifichiamo con queste parole l’arte marziale che in indonesiano è chiamata Bela Diri.
Bisogna anche ricordare che la maggior parte delle tecniche di Pencak Silat sono state tenute segrete agli estranei. Sono state divulgate agli studenti solo quando il Guru (Maestro) li riteneva pronti. Oggi molti vanno in Indonesia a cercare di imparare, ma “gli insegnanti non si commercializzano”. “Spesso si limitano a reclutare pochi atleti nelle loro comunità. Molti insegnano solo ai loro familiari”, spiega Di Salvo.
Una cosa molto singolare di questa pratica è che in ogni ambiente specifico si è sviluppato un tipo di Silat differente. Molto si deve alle differenze etniche, linguistiche e territoriali. Si pensi alla pratica sulla sabbia o sui terreni irregolari: in questi casi si trova un kuda-kuda (posizione del cavallo) molto bassa. Nella zona montana, invece, se ne trova una più alta, con predilezione per le tecniche di calcio.

COME SI STRUTTURA IL SISTEMA
L’allenamento fa particolare attenzione al condizionamento del corpo, per eliminare la distrazione mentale. I combattimenti a mani nude (come colpi di mano, calci, lotta al suolo, strangolamenti e grappling) vengono sviluppati anche per la difesa dalle armi e per l’uso delle stesse. “Ogni stile ha i suoi schemi di movimento, tecniche e tattiche appositamente progettate. Sebbene tutti i sistemi utilizzino movimenti di mani e piedi, la percentuale di ciascuno dipende dallo stile particolare e dalle tattiche utilizzate”, spiega nel libro il Maestro Di Salvo.
“Poiché mani e piedi da soli non sono sufficienti per risolvere tutte le situazioni di combattimento“, sostiene l’autore, “il classico Pencak Silat include lo studio di armi tradizionali come coltelli, karambit, bastoni, spade, golok, sarong e corde. Gli stessi principi e la logica tecnica utilizzati nei movimenti di mani e piedi di Silat si applicano anche all’addestramento delle armi del sistema, per migliorare una particolare tecnica”.
Il Maestro Di Salvo spiega nel testo che “i principi unificanti del Silat si basano sulla fisica, consentendo ai professionisti di combattere nel modo più efficiente ed economico possibile”. Parole che risuonano molto familiari ai praticanti della mia famiglia… “I praticanti di Silat fanno uso di tutte le loro parti del corpo per manovre di bloccaggio, rottura delle articolazioni o colpi”, si legge.

LAVORI INTERNI ED ESTERNI NEL PENCAK SILAT
Un’altra cosa che ha piacevolmente colpito la mia attenzione è stata lo scoprire la profondità di un sistema che troppo spesso viene passato come meramente “tecnico”. In realtà, “Il vero allenamento spirituale implica un duro lavoro sul proprio ‘io’ interiore. È la ricerca di quelle verità che porta all’umiltà e al rispetto per la vita. Rafforza la volontà e la conoscenza di un praticante in modo che possa contare su se stesso. Non c’è spazio per trucchi misteriosi o illusioni mistiche nel Pencak Silat”, spiega Antonio Di Salvo.
Lo studio serio del Silat porta allo sviluppo di una filosofia di vita, come accade per poche altre arti. “Come lo studente lavora duramente per affinare la sua tecnica fisica, anche lui deve cercare di purificare il suo carattere e migliorare le sue relazioni con gli altri”, si legge in Kombat Silat. I praticanti di lunga data affermano di poter dire molto su una persona solo attraverso il modo in cui quell’individuo pratica il suo sistema.
Pensate che il Pencak Silat è stato riconosciuta come patrimonio mondiale immateriale dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO)! A livello di principi, tattiche e strategie, il libro di Di Salvo affronta tutto il bagaglio del sistema, ma non voglio parlarvene, per non togliervi il gusto di leggerlo. Vi posso solo invitare a contattare il Maestro Antonio Di Salvo per prenderne una copia e introdurvi nella cultura millenaria indonesiana.