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Wing Chun: Più di una Arte Marziale - Percorsi Personalizzati di Apprendimento

L’espressione dell’energia: dettagli tecnico/pratici

By Riccardo Di Vito

L’amico Fabio Rossetti ha scritto un altro interessante post, che condivide con tutta la nostra comunità marziale. Leggetelo con cura. Un grazie sentito da parte mia, per la continua collaborazione, che rinsalda un’amicizia forte e sincera. 
Riguardo al post sull’articolo Espressione dell’Energia, richiedente dettagli tecnico pratici, esprimo questi aspetti generali di risposta con una premessa: chi lascia un post in anonimo scrivesse gentilmente il proprio nome e cognome anche alla fine, almeno per educazione e rispetto di coloro che lo fanno, visto che il blog è pubblico e coloro che scrivono si presentano in prima persona. A volte è anche una disattenzione il non presentarsi, quindi siamo più presenti nonché gentili e cordiali gli uni verso gli altri.
 I dettagli che sono stati richiesti sono proprio quello che con la pratica si impara, da chi insegna ed anche dalle proprie intuizioni e riflessioni. Cerco di esprimermi bene ed in modo comprensibile con termini generali, visto che la stessa risposta può essere formulata in modo diverso secondo chi legge, dipendendo dalle conoscenze, dalla pratica e dalla comprensione del lettore.
 Prendo riferimento dal piano fisico e quindi della forza cinetica: tecnicamente nelle arti marziali vengono insegnati i vari modi per assorbire, far circolare ed emettere forza cinetica. La forza cinetica può essere rilasciata con un’origine che risiede nel proprio corpo e/o assorbita da quella emanata da chi si affronta senza dimenticare il lato di circolazione: ciò lo si trova nei principi dell’energia e del movimento del Wing Chun, ma è un patrimonio comune alle arti marziali. 
 I movimenti geometrici nello spazio, vale a dire le tecniche, sono un ottimizzare questo aspetto e per questo anche il come stare in una posizione è una tecnica di per sé. Ottimizzare vuol dire che nell’ambito del combattimento occorre creare movimenti con certe caratteristiche al fine di uscirne illesi e neutralizzare chi si affronta: il massimo è non subire danni, come tendenza alla perfezione. L’aspetto tecnico è chiaramente supportato da altri principi che sono di natura strategica e tattica, tra i quali il primo è sempre quello di evitare di combattere scontrandosi fisicamente. Da ciò scaturisce che occorre praticare sia con un occhio di sintesi che uno occhio di dettaglio, proprio perché l’unione di questi due rende migliore la pratica; per questo motivo è importante, ad esempio, l’applicazione modulata ( il famoso termine noto come “sparring” ) che cresce di difficoltà sempre più, al fine di cercare di aderire alla realtà di uno scontro. 
 Ogni stile o metodo marziale ha le tecniche ed il modo di eseguirle che considera utili ed idonee per il combattimento, che chiaramente si sono sviluppate in base all’insieme delle caratteristiche del combattimento di dove si è sviluppato: se facciamo una ricerca sulle armi, ci accorgiamo che il modo di forgiarle ed usarle differisce, ma esse si adattano a quel tipo di modo di combattere in quella zona in quel periodo. Che poi ci sia la tendenza a perfezionare gli strumenti per creare un qualcosa valido sempre ed ovunque è quello che spinge le Arti Marziali ad evolvere. 
 Va da sé che un Guerriero Marziale è versatile, vale a dire che è a suo agio con tutte le tecniche: per questo serve un certo tempo ed una preparazione valida. Nella pratica, colui che insegna deve necessariamente far comprendere sia teoricamente che praticamente il perché si eseguono quel tipo di tecniche, con la caratteristica che il teorico ed il pratico siano unite in maniera coerente. Inoltre non serve seguire ciecamente, anzi occorre avere una mente sveglia, farsi delle domande e testare se quello che si apprende è valido oppure no, oppure in parte, se va migliorato, arricchito, sfumato. 
 Nel Wing Chun, ad esempio, quello che è la matrice comune che lega le varie famiglie, scuole, singoli, sono i principi, seppur detti in forme diverse. Spesso le incoerenze venivano colmate con spiegazioni e dimostrazioni che risultavano efficaci per una forte mancanza di informazioni, per la fiducia cieca, per la mancanza di studio, con escamotages verbali, per la mancanza di vedere altri aspetti, fino a che il gioco si è rotto e si sono svelati troppi buchi. Uno di questi è stato proprio l’aspetto di rendere le tecniche capaci di emanare, assorbire e far circolare la forza cinetica, nel vero senso marziale e non nel senso farlocco di come la propinavano. 
 Infatti per fare bene le tecniche e poi testarle in chiave operativa, occorre in primis conoscere il corpo e come funziona, per questo le Arti Marziali di provenienza cinese hanno la base imprescindibile che è quella Arte nonché Scienza nota col nome di Qi Qong: il metodo cinese per imparare a conoscere ed usare il corpo. Aggiungo per chi non ha sufficienti conoscenze in merito, che la conoscenza e l’uso del corpo è una delle componenti del Qi Qong. Nel blog potete leggere l’articolo di Roberto Capponi in merito al Qi Qong Taoista nonché molti libri in merito sono facilmente reperibili ed in commercio. L’arte marziale cinese è Qi Qong adattato al combattimento avente chiaramente aspetti peculiari per quel tipo di funzione operativa. 
 Il Wing Chun è un’idea più vicina al simbolo del Tao rispetto alle altre arti marziali cinesi, poiché ne rappresenta la sintesi, ma di questo ognuno potrà documentarsi e studiare per accertarsi se è così o meno. Ma questo non vuol dire che le altre fanno schifo o siano inefficaci, anzi: un aikidoka vero è efficace tanto quanto uno che fa Wing Chun, così come un karateka vero, così come uno che pratica muai thai, tai chi chuan o comunque un qualunque stile che rimanga nell’ottica del combattimento marziale reale. 
 Quindi attenzione, perché parlo degli strumenti, non di chi lo usa. Quello che conta è l’essere umano e non lo strumento, per quanto abbia una sua importanza anche rilevante. Ricordo inoltre che si parte senza strumenti, poi si impara ad usarli, poi non servono più. 
 Ritornando sull’esempio sopracitato: il Wing Chun è stato insegnato per troppo tempo e da quasi tutti senza la base del Qi Qong nei termini sopra indicati, per questo non si era in grado di applicarlo realmente. Negli sport come sono concepiti nel mondo occidentale, compresi quelli da combattimento, il corpo viene allenato con un modello diverso dal Qi Qong, basato e concentrato sulla capacità muscolare e sulle prestazioni di questi. 
Il Wing Chun venne insegnato in molti ambiti con questo modello, cercando di sopperire alla mancanza del Qi Qong, ma i risultati sono stati sempre limitati e a volte controproducenti. Su questo si è creato un circolo vizioso, con troppi che hanno lucrato, che hanno creato su di sé falsi miti e storie avente il solo scopo di farsi soldi e primeggiare, creato degli atteggiamenti mentali assolutamente egoici negli allievi. Si è creata una catena di persone incompetenti, seppur una parte in buona fede. 
Per fortuna ci sono stati anche coloro che si sono fatti delle domande ed infatti il vecchio sistema si è sfasciato abbastanza, con mio sommo piacere. Spero si disintegri come una supernova. E’ stato desolante osservare e vivere un aspetto spiacevole, che si è sviluppato come naturale conseguenza di un insegnamento mediocre, ingannevole e disonesto: la perdita di fiducia ed il naturale dubbio ed eccessiva prudenza di chi vuole praticare, nonché il fatto che molti praticanti motivati e seri sono diventati erranti oppure hanno smesso di praticare. Sarebbe bello potersi affidare tranquillamente a maestri od istruttori, ma per adesso questo è più che raro, come risultato spontaneo delle negatività che positivamente sono venute a galla, e da ciò tutti cercano garanzie, stanno sul chi va là, e hanno paura di essere fregati. Si chiama squilibrio e ciò non va bene.  
Inoltre osservare come tutti si tengono stretti stretti le loro conoscenze, in modi più o meno velati ci sia sempre il negativizzare altri stili, l’esistenza di molte scuole che hanno un’impronta di setta elitaria, fa sì che oramai sembra assistere alla politica italiana e non alle arti marziali, basate su spirito di servizio, fratellanza e unione di conoscenze, ed anche questo non va bene. L’Italia è come un supermercato disorganizzato, con offerte promozionali, sconti, abbindolamenti. 
 Chi insegna in modo progressivo, dovrebbe tendere a rendere l’allievo migliore sempre, anche perché, quando chi pratica cresce, tutti crescono: se si vuole una scuola valida occorre che non ci siano limitazioni controllate per la paura della perdita della leadership o dei soldi, che sono cose viste e sentite molto spesso. A me è successo di sentirmi dire che il Qi qong non bisognava insegnarlo agli allievi che facevano un corso normale perché chi voleva fare l’istruttore doveva essere superiore sempre: questa si chiama follia, desiderio di supremazia, tendenza al delirio di onnipotenza, ma soprattutto vigliaccheria e disonestà. 
 Quando poi bastava vedere come nel Taichi Quan l’insegnamento del gestire e conoscere il corpo era normalissimo così come in una mia esperienza ad un corso introduttivo sullo Shiatsu! Oppure bastava leggere testi di Qi Qong, di Taichi Chuan per rendersi conto di quanto aspetti base e fondamentali erano completamente nell’ombra oppure non insegnati appositamente. 
 Ho incontrato molti praticanti nell’ambito delle varie scuole, organizzazioni, lineage del Wing Chun, riscontrando la mancanza del Qi Qong . Ciò è cronico anche per molti altri stili cinesi e non, per questo un pugile, ad esempio, ma nessuno lo ammetteva mai, faceva paura: il pugile scarica forza e mena, prende le botte, sta zitto e non è un ricottino delicato come molti che fanno arti marziali cinesi. Ho notato inoltre come gli stessi problemi del mondo del Wing Chun siano identici a quelli delle altre forme dell’Arte Marziale, di provenienza cinese, giapponese e così via: tutte, nessuna esclusa. 
 Da questo è nata, a giusta ragione, la concezione che il Wing Chun non valesse niente e fosse inutile in chiave pratica: veniva insegnata, appositamente o meno, in modo mozzato e monco. Da lì i “famosi” pugni a catena erano farfalline svolazzanti, quando in realtà sono, come ogni tecnica vera, cioè unitiva di geometria e forza, velocissimi e potenti. Così come ogni tipologia di passi nel combattimento sono adattamenti del corpo fluidi nell’azione, mentre insegnati rigidamente rendevano il praticante cementato a terra. 
 Oppure i “famosi” trucchi dei furbacchioni del kung fu, che non si è mai capito cosa siano, se non espedienti di varia natura che dovrebbero colmare incapacità gravi e che funzionano malamente. Per fortuna esistono praticanti che almeno ragionano, che si sono distaccati da quell’insieme di maestri e istruttori versati ad una divulgazione per egoismi personali ed economici, nonché ignoranti. 
 Si sta procedendo a ridare l’anima al Wing Chun, a renderlo vivo e non più sterile e cadaverico come era in precedenza, a far sì che le tecniche siano vie di forza e non semplici contenitori, dando anche una modificata agli atteggiamenti sbagliati, piccoli modi di pensare letali e tutto ciò che di fatto ha reso il panorama marziale italiano una fogna piena di capiscuola ed istruttori senza arte né parte. 
 Quindi quando si impara, presupponendo che l’allievo sia serio e preciso e non un perditempo, dovrebbe semplicemente ricevere progressivamente un’insegnamento teorico e pratico coerente: per esempio se pratico una tecnica di pugno dovrò sapere perché faccio quel movimento, perché la forza cinetica sarà adeguata, perché la sua geometria è valida, e soprattutto dovrò praticare un metodo che consenta di far sì che si possa realizzare l’emanazione, la circolazione e l’assorbimento della forza cinetica in maniera fluida, oltre a tutto il resto chiaramente. 
 Chiedete e cercate il tradizionale, se volete praticare uno stile tradizionale, il resto sono adattamenti grezzi creati con scuse più o meno mascherate per ampliare il mercato. E la scusa che gli occidentali non sono pronti oramai puzza di vecchio. Gli esercizi tradizionali portano a raffinare movimenti grezzi, ma se si continuano a dare esercizi tradizionali “adattati” cioè grezzi, dopo poco ci si ferma e creeranno un ulteriore blocco. 
 Ogni esercizio tradizionale ha vari modi di essere eseguito, ma non va alterato, bensì raffinato. E gli esercizi tradizionali sono quelli che provengono dal modo di gestire il corpo del Qi Qong, ed il Wing Chun e le sue forme non ne possono prescindere. 
 Fabio Rossetti
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