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Riccardo Di Vito - Maestro di Wing Chun e Coach

Controllare L’Avversario

Controllare L’Avversario

By Riccardo Di Vito

Controllare l’avversario è una delle cose più difficili che io conosca. In linea generale, il fatto di poter tenere sotto scacco un’altra persona è assolutamente difficile. Pensaci, è come nella vita di tutti i giorni: non si possono controllare le persone. Però, c’è una possibilità che utilizziamo nel Black Flag Wing Chun, che ci permette di istigare l’altro a muoversi in un certo modo. Questo può aiutare il praticante a prevenire gli attacchi dell’avversario o, quantomeno, a costruire delle zono privilegiate di attacco.

Non entrerò nel merito del nostro Pái Chong 擺樁 [bǎizhuāng], ma voglio comunque darvi una nozione davvero molto utile per il combattimento. Non si può piazzare una “guardia” statica. Negli anni in cui ho studiato e praticato altre linee di Wing Chun questo concetto non mi è stato mai spiegato. Si impostava una posizione centrale di copertura e si attendeva il movimento dell’altro. A me non ha mai funzionato, tranne quando sapevo già cosa stava per fare l’altro e andavo più veloce di lui.

Quando ci si approccia al combattimento è indispensabile saper dispiegare le armi a disposizione. Non farlo significherebbe avere magari una pistola in tasca, ma non saperla estrarre nel momento opportuno. Visto che la lotta è un’azione repentina, caotica e priva di regole, è davvero molto importante per noi saper affrontare il piazzamento, come se fossimo di fronte ad una partita di scacchi. Solo e soltanto in questo modo potremo riuscire ad invitare e poi controllare l’avversario, facendolo abboccare all’amo che avremo tirato noi in acqua.

SIAMO PRO-ATTIVI

Tecnicamente siamo pro-attivi. Significa, in sostanza, che non attendiamo passivamente l’attacco dell’avversario, ma lo andiamo a creare. Per dare vita ad un piazzamento efficace, prendiamo, per esempio, la copertura del lato sinistro, lasciando apparentemente sguarnito il destro. Oppure mettiamo una “guardia” alta, scoprendo strategicamente la parte bassa o viceversa. In tutta evidenza, quindi, andiamo ad occupare solo alcuni dei 9 cancelli, che ho spiegato nel primo libro sul Black Flag Wing Chun, per controllare l’avversario sin dall’inizio.

Nel corso degli anni di pratica, ognuno impara ad affrontare lo scontro nel modo che preferisce. Ogni piazzamento sarà utilizzato rispetto ad un tipo diverso di attaccante. Ecco perché dico sempre che non esiste una “guardia”. Le braccia, le gambe ed il corpo intero si muovono costantemente, per evitare che l’altro comprenda quale sia la mia tecnica forte o la mia capacità migliore. In questo modo l’avversario non saprà se sono destro o mancino, se io privilegi la corta o la lunga distanza.

Di seguito, vi mostro un video inedito con Massimo Anastasi, che si è prestato per aiutarmi a far comprendere il concetto del controllare l’avversario. Evidentemente non va mai così bene e non è mai così semplice. Diciamocelo. Quello che mi interessa trasmettervi è la possibilità di praticare costantemente con l’idea di provocare l’azione dell’altro, per poter mettere in campo una corretta reazione efficace. Per chi conosce e pratica il Pái Chong, questa sarà una ripetizione, ma credo che non faccia mai male…

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