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Riccardo Di Vito - Maestro di Wing Chun e Coach

Affondare Il Qi E Sedersi Nel Kwa

Affondare Il Qi E Sedersi Nel Kwa

By Riccardo Di Vito

Oggi ospito un articolo molto intenso sull’affondare il Qi e sedersi nel Kwa, di Andrea Tarantino. Si tratta di uno degli Insegnanti più competenti oggi operanti in Italia della nostra famiglia, ma che una formazione a 360 gradi nel mondo olistico e marziale. Vi invito, quindi, a prendere appunti, porre domande e fare in modo di toccare con mano quanto scrive Andrea, perché è davvero il cuore pulsante dell’Hek Ki Boen Eng Chun Kun! Buona lettura!

Oggi vorrei parlare di due termini che si sentono spesso nelle arti marziali cinesi, sopratutto in quelle definite “interne”. Questi termini spesso non vengono compresi dai praticanti delle varie discipline, ma sono fondamentali, specialmente per la pratica della nostra disciplina marziale, HKB. Condividiamo con i vari stili interni quali Xing Yi Quan, Taiji Quan, Pakua Quan, etc. il lavoro ”interno”, il cui significato molteplice spiegheremo in un altro articolo.

Il fondamento per questo lavoro è però frutto della corretta comprensione del concetto di ‘Qi’ e dell’utilizzo del Kwa, per poter costruire un corpo HKB funzionale, per essere in grado di mettere le basi per avere un’ “energia infinita”. Cercherò brevemente di spiegare cosa significano questi termini e perché sono importanti nel contesto marziale, avendo ben presente che, per comprenderne a fondo le varie sfaccettature e trarne grandi benefici, è necessaria una pratica costante di qualità con un istruttore qualificato.

COSA È IL ‘QI’

Se provassimo a cercare una definizione su un libro o su internet su cosa intenda il termine ‘qi’, una definizione tipo potrebbe essere:

Energia vitale che permea l’universo e tutti gli esseri viventi e che li anima. Centrale e fondamentale per la medicina cinese le arti orientali che hanno  risentito  dell’influenza dell’antica cultura cinese”.  “Respiro”.

Altrettanto sicuramente troveremmo che esistono vari tipi di qi come: il qi del Cielo, il qi della Terra, il qi Uomo e il qi che permea l’universo. Ci sono altri termini conosciuti da parte di chi è già addentrato in questo mondo, sono più specifici, come ad esempio weiqi, yuanqi, guoqi, etc. Tutti questi termini sono corretti, ma non necessariamente ci aiuteranno nella comprensione per lo sviluppo delle nostre abilità marziali.

Proprio come il termine ‘energia’ ha un significato generico e può indicarne svariati tipi (energia elettromagnetica, energia biochimica, energia potenziale, etc., anche noi possiamo dire che tutto è energia e che l’energia pervade l’universo; oppure che siamo vivi grazie alla nostra energia vitale, etc.). Così anche la parola ‘qi’  ha un significato generico e, quando leggiamo o sentiamo questo termine, non necessariamente si sta parlando della stesso concetto. Dipende dal contesto.

GLI ELEMENTI DEL 氣 QI

L’ideogramma 氣 qi  (Ch’i o Ki in giapponese) rappresenta nella parte inferiore un chicco di riso cotto e nella parte superiore del vapore. Ciò indica che abbiamo a che fare con un concetto che prevede nutrimento (riso, parte materiale) e qualcosa di impalpabile (vapore, respiro). Questo ci aiuta a definire il qi come un’energia (parte vapore) che nutre (rende vivo e rinnova). Considerato questo, si comprende perché anche il respiro sia definito ‘qi’: respirare ci consente di ossigenare il corpo ed è il primo atto che ci mantiene in vita.

Quindi la definizione, o meglio, il modo in cui viene usato questo termine ‘qi’ cambia enormemente a seconda del contesto. Uno studioso di Feng Shui o un medico di Medicina Tradizionale Cinese concepiscono il qi diversamente tra loro, così come un praticante di arti interne, ad esempio di Xingyi Quan, di Qigong o Taiji Quan, potrebbe avere la propria idea del termine qi, perché le diverse ‘arti’ si riferiscono a uno o più tipi di energia diversi.

È sempre importante considerare il contesto in cui è inserito il termine ‘qi’  e di che tipo di arte stiamo parlando. È Qigong? È Taiji Quan o un’altra arte marziale interna? È MTC? Parliamo di altre arti olistiche derivate? Quando pratichiamo HKB oppure Taiji Quan, per esempio, o anche il Qigong per il mantenimento della salute, riflettiamo sul qi come ad un’energia che possiamo o meno guidare attraverso i meridiani del corpo. Alcune arti, come XingYi o il Taijiquan, non hanno niente a che fare con il sistema dei meridiani della medicina cinese. La pratica marziale, in generale, non consiste nel sentire il ‘qi’ e provare a forzarlo o guidalo attraverso i meridiani. Nella nostra disciplina dipende dal livello di comprensione.

QI E KWA NELL’HKB

In HKB, quale arte marziale interna, ci riferiamo al qi come a un termine che aiuta a capire come possiamo rilasciare i muscoli e gli altri tessuti corporei più o meno profondi, rilassandoli, oppure alla capacità di avere energia utilizzando correttamente il respiro durante la pratica. Rilassare i tessuti ci permette di far scorrere il qi (energia, ribadisco, termine generico). Lo facciamo attraverso le linee di trasmissione di forza del nostro corpo (meridiani tendino – muscolari o, se preferiamo definirlo in termini occidentali, sistema miofasciale del corpo umano).

Per arrivare a questo livello di movimento interno, il lavoro che svolgiamo è teso alla riduzione costante della forza muscolare (Li – definita grossolana, controllabile e esauribile velocemente), a vantaggio del jin (Keng in hokkian). Questo processo di trasformazione è, in realtà, un cammino molto profondo di comprensione di come avvengono i movimenti interni. Lo studio affonda le sue radici sin dai posizionamenti di base iniziali, ma continua e non viene più abbandonato.

Per affrontare questo lungo cammino, abbiamo bisogno di comprendere come affondare nel Kwa 胯 [kwa] ed allineare la struttura ossea, per armonizzarla alla forza di gravità, come vedremo più avanti. In questo senso, noterete che durante tutto l’arco della ricerca all’interno dell’Hek Ki Boen Eng Chun Kun, non ci sarà mai un momento di pausa rispetto all’ascolto di se stessi e di come si possa affondare, rendendo il corpo pesante e pro-attivo.

CHE COS’È IL KWA?

Con questo termine, Kwa, si indica una zona anatomica del corpo umano identificata più o meno con l’area del bacino. È un’area che coinvolge varie articolazioni (lombo-sacrale, sacro-iliaca, ileo-femorale), una serie di muscoli e altri tessuti tra cui ileo-psoas, muscoli addominali, diaframma urogenitale e altri. Poiché questa definizione è piuttosto ampia, dovremo concentrarci su un’area più specifica nella regione Kwa per capire come possiamo utilizzarla correttamente.

È utile prestare attenzione all’area dell’inguine e dell’articolazione coxo-femorale (nella parte anteriore del corpo). Il Kwa viene identificato come casa della forza in varie arti marziali orientali. Viene utilizzato come motore principale del movimento. In quest’area risiede il dan tian inferiore (campo del cinabro), centro di raccolta dell’energia umana (secondo la fisiologia taoista e non solo). Diciamo subito che, a differenza di altre arti marziali orientali, comprese la maggior parte delle altre arti interne cinesi, per il praticante HKB questa zona non viene utilizzata come generatore di forza (jin) ma come trasformatore – convertitore di energia (qi – generico), che permette di riciclare le forze provenienti dall’esterno e riutilizzarle a proprio favore.

Prima di poter utilizzare le linee di trasmissione di forza in un combattimento (in dinamica) dovremmo avere la capacità di affondare nel Kwa (statica) per iniziare a gestire le forze esterne già naturalmente presenti nella vita di tutti i giorni. Parlo della forza di gravità e della conseguente contro spinta della terra. Per gestire e utilizzare a proprio vantaggio la forza di gravita (energia Yang che viene dal Cielo) è necessario allineare la struttura scheletrica in modo tale che la muscolatura più interna (erettori spinali per esempio), che ci permette di rimanere eretti, si rinforzi, mentre la muscolatura esterna di movimento si rilassi il più possibile.

SEDERSI NEL KWA

Ma per permettere ciò dobbiamo comprendere come sedersi nel Kwa. Immaginiamo il bacino come una bacinella o vaso (il nome indica la funzione) e la spina dorsale come il tronco di una pianta, con le radici nel vaso. Se il vaso è mantenuto in posizione neutra. la pianta può crescere dritta. Se viene inclinato in qualsiasi direzione, il tronco della pianta si deforma, cercando di crescere verso l’alto, facendo delle curve, pur di rimanere perpendicolare alla terra. Così avviene nel corpo umano quando il bacino non è allineato.

Per imparare questi concetti pratici che sono alla base del nostro sistema utilizziamo fin dall’inizio della nostra vita marziale, e per tutta la durata della stessa, la posizione fondamentale Nji Ci Bok Yang Bhe: Posizione dell’Ideogramma Due, che Preme lo Yang. In questo stazionamento si sta con la schiena eretta e perpendicolare al suolo, con i piedi paralleli, alla larghezza delle spalle, con le ginocchia piegate e le braccia protese in avanti, con le mani che formano il mudra del dente del drago.

Lo Yang del nome identifica l’energia Yang del Cielo che viene dall’alto, la forza di gravità, come detto. Attraverso lo studio della posizione si cerca di allineare il bacino, in modo tale che non presenti inclinazioni, ne sull’asse sagittale ne sul piano frontale. Si mantengono le fisiologiche curve della spina dorsale, mentre le anche si flettono, come se ci volessimo sedere con le ossa sotto i glutei su uno sgabello alto. Così, mentre la spina dorsale correttamente allineata si allunga verso l’alto e ‘cresce’, i muscoli e i tessuti si rilassano verso il basso, il bacino affonda tra i femor.

Le gambe pressano la forza yang (che scorre liberamente nella struttura ossea allineata senza che i muscoli si irrigidiscano) a terra. Così si può entrare nello stato di “Song” (particolare stato psicofisico che esprime un rilassamento attivo). Un errore molto comune per il principiante che prova a ‘sedersi nel Kwa’ è credere che basti piegare le ginocchia. L’affondamento avviene nel Kwa, quindi nel percepire il bacino affondare tra le gambe. 

ARTI MARZIALI CINESI E QI

Nelle arti marziali cinesi cosiddette ‘interne’ o per la salute ci si riferisce spesso al qi in relazione ai tessuti del corpo che si rilasceranno verso il basso come risultato di muscoli rilassati e di una struttura ossea elevata e aperta. In altre parole, la struttura ossea, in questo caso la colonna vertebrale, si sta estendendo mentre i tessuti all’interno del corpo si rilassano verso il basso. Quando non si è nello stato “Song” (tessuto connettivo allungato a causa del rilascio del bacino e dei muscoli rilassati), la posizione semplicemente collasserebbe.

Il corpo non avrebbe integrità strutturale. Quando si affonda il qi, si mantiene lo scheletro allineato ed elevato, le articolazioni aperte, mentre tutta la muscolatura esterna di movimento e i muscoli si rilassano verso il basso. Il qi in questo contesto identifica quindi l’azione dei tessuti che vengono allungati verso il basso come dei vestiti bagnati su uno stendino. Questo ci aiuterà a muoverci in modo più rilassato e metterà le basi per comprendere come gestire le altre forze esterne, come un attacco portato da un avversario.

Comprendere i termini esotici della cultura cinese antica ci aiuta a demistificare e a togliere il velo di mistero e di esoterismo, che impedisce di praticare un sistema concreto basato sull’esperienza del sistema corpo-mente. Ci permette di praticare meglio con qualità senza fraintendimenti. Se fatta correttamente, la nostra pratica ci aiuta a modificare il nostro sistema corpo-mente e, come conseguenza, ad avere più energia nella vita quotidiana, nella pratica marziale, e più genericamente una maggiore vitalità. Ciò significa che abbiamo aumentato i nostri livelli di ‘qi’ (energia) senza necessariamente coinvolgere in questo effetto concetti esoterici o gli altre idee più o meno reali.

L’Insegnante Andrea Tarantino è raggiungibile via email (andrea.tarantino001@gmail.com) o per telefono (333.2963778). Insegna a Via Colle Gentile, 84 Zagarolo – Palestrina.

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